lunedì 23 novembre 2009

Alcuni appunti sulla mentalità dei russi

Come lavorano i russi

Un articolo nel giornale Nòvaja Gazeta di Jurij Demik, 37 anni, francese, di origini ucraini, direttore del personale di un'impresa di Mosca con l'organico di 3000 persone. Da 18 anni ormai vive e lavora fra Francia e Russia.

Alcune delle sue osservazioni mi sembrarono interessanti anche per stranieri, eccovene un breve riassunto:

1) In Russia sembra che un lavoratore continui a lavorare in un'impresa prevalentemente per causa delle qualità umane del suo capo, che per il bene dell'impresa.

2) E' il lavoratore che ci fa il re, non un datore di lavoro.

3) E' molto più facile "mobilizzare" i lavoratori per un lavoro eccezionale che per quello sistematico di ogni giorno. Molte volte mi capitò d'osservare (dice sig. Demik) una squadra di persone avente a disposizione alcuni giorni per effettuare un compito, tanti giorni girare dintorno al lavoro, non ci attaccare, e poi nelle ultime 48 ore rimaste lo fare in modo d'emergenza. E' una situazione comune in tutti i paesi del mondo, ma in Russia lo schema è portato proprio agli estremi.

4) Qui senti sempre il desiderio impetuoso dei lavoratori di "difendere loro libertà". Loro ti sforzano dimostrare che sono zelanti solo quando fanno le cose che le piacciono o sembrano giuste. La libertà individuale per loro è più importante che il rischio di non compiere al proprio compito. Sempre senti questa resistenza se sei sbagliato nel formulare il compito. Molto spesso i dipendenti danno le loro dimissioni senza esprimere d'anticipo nessun segno di scontentezza e senza spiegare loro azione in nessun modo.

5) Oltre a ciò ho rinvenuto che non si preoccupano (per ora) del pagare i prestiti presi. In Francia una famiglia giovane di solito prende un prestito (a 4 o 5% annui) per comprare una casa, perciò per loro un'eventuale perdita del lavoro è una catastrofe.

6) Un russo è solito discutere prima i dettagli, e poi fare un riassunto generalizzante. Un francese, all'incontrario, è inclinato prima esporre un'idea principale per poi argomentarla coi dettagli. Perciò, una discussione fra di loro fatica subito ambedue: il russo vuole prima convincersi che il francese sia d'accordo con lui (alterigia?) e il francese è stupito dal ragionamento che parte così "da lontano" (incompetenza?).

Ora il mio commento:
3) Anch'io sono così: se un'agenzia mi manda un lavoro da fare entro 3 giorni, e vedo che lo faccio in un giorno solo, lo comincio (quasi sempre) nell'ultimo giorno.

4) In una trasmissione radio, S. Petrov, proprietario del gruppo Rolf, disse:

Nei primi tempi invitavo i miei colleghi ufficiali militari a capeggiare vari settori del business... Ma loro hanno un limite: un'opposizione testarda a qualsiasi progetto innovativo. Mi dicono: "No, da noi tutto è meglio, facciamo tutte e cose meglio che in qualsiasi altro paese dell'Europa!". Va bene, lo mandavo per un paio di settimane in Europa, con gli interpreti, al ritorno mi riaffermava: "Sì, infatti, lì fanno tutto in modo sbagliato, noi lo facciamo meglio". Molto spesso ho sentito questo tipo di discorsi da quelli dell'AvtoVAZ: "Noi sappiamo fare 'ste cose meglio, i francesi non sanno fare proprio niente!", mentre i francesi in ultimi 3 anni hanno fatto n. 21 di modelli nuovi di Renault, e i nostri - una Lada in 15 anni!. Mapperché non affidare la gente che ha ottenuto il risultato?! Essendo padrone, io, nelle mie imprese lo ho superato dicendo: "O fai come loro, o vai via"...

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